I disturbi dell’umore non sono semplicemente stati di euforia o di tristezza allo stato estremo, ma una condizione che per la qualità del vissuto e per la mancanza di relazione con gli eventi esterni, assume caratteristiche patologiche
L'individuo che è afflitto da uno di questi disturbi mostra così un umore sotto tono o eccessivamente su di giri per un periodo più o meno lungo che può variare da un paio di settimane ad anni ed anni; oppure l'andamento dell'umore può anche essere caratterizzato dall'alternanza di periodi in cui il tono si trova fortemente in basso a periodi nei quali invece è decisamente in alto.
Nel primo caso siamo in presenza di disturbi unipolari (depressione e disturbo distimico, caratterizzati da tono dell'umore unicamente depresso e sindrome maniacale, contraddistinta da una spiccata eccitabilità), mentre nella seconda ipotesi si tratta di disturbi bipolari (disturbo bipolare classico e disturbo ciclotimico).
Tuttavia, bisogna fare molta attenzione per porre una diagnosi di disturbo dell'umore in quanto si possono spesso generare degli equivoci. Ad esempio, una persona può provare un abbassamento del tono dell'umore in modo del tutto transitorio in risposta ad un evento doloroso (un lutto, un fallimento, un abbandono) senza che questo configuri l'insieme di sintomi clinici, fisici e comportamentali, necessari per porre una diagnosi di malattia depressiva.
Oppure, un individuo che manifesta una spiccata eccitabilità in seguito ad un episodio che sconvolge in senso positivo la sua vita (come una grossa vincita o la realizzazione di un grande sogno) non è detto che soddisfi i criteri per diagnosticare una sindrome maniacale. Altre volte, invece, determinati eventi possono influenzare umoralmente una psiche già ipersensibile alle emozioni, scatenando così la personale costituzione neurobiologica dell'individuo.
Premesso ciò ritengo sia opportuno trattare il disturbo dell'umore solitamente più diffuso, ovvero la depressione:
Disturbo Depressivo: in caso di umore depresso prevalgono pensieri pessimistici e una visione negativa di se', del mondo, del futuro; le attività e le relazioni che prima erano piacevoli diventano una penosa incombenza e la vitalità che in condizioni diverse si manifestava nel rapporto con il cibo, il sesso e l'autoaffermazione sembra non esserci più.
L'esistenza, allora, si trasforma in un dolore continuo che porta l'individuo all'incapacità di apprezzare qualsiasi cosa. Dilagano tristezza, abbattimento, disperazione e sintomi quali:
Ogni momento è vissuto con sentimento di oppressione e si può giungere a trascurare la propria persona a tal punto di non curarsi più dell'igiene e dell'aspetto fisico.
Nei casi più gravi (Disturbo Depressivo Maggiore) possono comparire disturbi psicosomatici invalidanti e pensieri di suicidio (a volte purtroppo non solo pensieri…). In altre parole, nella depressione pare che il mondo dell'individuo sia radicalmente cambiato e la percezione del tempo e dello spazio si altera: il depresso , solitamente, si sente intrappolato tra un passato pesantissimo da sopportare ed un presente eternamente uguale a se stesso; al contrario, manca il senso del futuro, del progredire, del vivere.
Per trattare clinicamente la depressione bisogna riuscire ad entrare dentro i meccanismi che innescano la depressione stessa: Carl Gustav Jung era solito dire che la depressione è una signora vestita di nero che bisogna far sedere alla propria tavola ed ascoltare.
Ciò significa coglierne i contenuti, i nuclei essenziali, che ne fondano i meccanismi stessi. Attraverso il lavoro analitico con il paziente depresso, specialmente con l'analisi dei sogni, diventa prioritario elaborare la parte della sua personalità costituita dall' Ombra, ovvero quell'istanza psichica che racchiude ciò che non siamo abituati a vedere di noi.
Afferma così Marie-Louise Von Franz, prima allieva e collaboratrice di Jung, nel suo saggio “Il mondo dei sogni”: “Quando impariamo a conoscere la nostra Ombra e a viverla un po' di più, diventiamo più accessibili, naturali, umani, completi ….
L'Ombra ci rende uomini tra gli uomini e umani, semplicemente umani” (Von Franz, 1990, pag. 89). L'obiettivo diventa così quello di aiutare il paziente a trovare dentro di se' quell'umanità che gli hanno e si è sempre negato.
Quell'umanità che permette di dare un senso alla depressione, di catturarne il messaggio più intimo e personale rispetto alla propria esistenza, ma che soprattutto, permette di voltare pagina.