Psicologo Forlì ansia e attacchi di panico

Psicologo ansia attacchi di panico Forlì

L'ansia è un'emozione complessa che, a seconda della sua intensità, può spingere l'individuo all'azione o, al contrario, renderlo incapace di agire.
Gli attacchi di panico si caratterizzano dall'emergenza improvvisa di manifestazioni somatiche intense e prolungate di natura disturbante e invasiva, tra cui difficoltà a respirare, tachicardia, vertigini, sudorazione, tremori, senso di soffocamento, perdita di forze.

L'attacco di panico è un vissuto destabilizzante che se tende a diventare recidivo può esporre il soggetto a sensazioni di impotenza, sfiducia in sè e diffidenza rispetto al proprio corpo

ANSIA

Da un punto di vista esistenziale, l'ansia è una condizione imprescindibile e intrinsecamente legata all'uomo, per sua natura cosciente della propria fragilità.

Per cui, con il termine ansia non bisogna intendere solo un'esperienza di ordine psicopatologico: secondo il pensiero di Heiddeger, l'angoscia viene sperimentata dall'individuo non solo in relazione ad un oggetto concreto e definito, ma per il solo fatto di esistere.

Allo stesso tempo, l'angoscia obbliga l'individuo che ne fa esperienza a confrontarsi con l'incombente possibilità della morte, un pensiero che altrimenti tenderebbe a rimuovere.

Da un punto di vista evoluzionistico, l'ansia possiede un valore adattivo che risulta funzionale per la preservazione della specie. La reazione d'ansia, infatti, ha originariamente una funzione difensiva, che risponde all'istinto di conservazione: il suo emergere comporta un aumento della vigilanza e avvia un meccanismo fisiologico innato di allarme che predispone l'organismo alla difesa e all'azione in conseguenza di pericoli reali o presunti.

Tuttavia, l'ansia viene solitamente distinta dalla paura per la mancanza di uno stimolo specifico e riconoscibile che ne evochi la risposta: è come una paura priva di oggetto.

L'ansia può rappresentare un sintomo di numerosi sindromi cliniche e, allo stesso tempo, manifestarsi normalmente nella vita di ogni individuo (ad es. l'ansia di una separazione, l'ansia per l'estraneo sperimentata dal bambino, l'ansia in concomitanza con grandi cambiamenti esistenziali, l'ansia per la minaccia del proprio ruolo sociale, ecc.).

Non è opportuno, dunque, attribuirle a priori una connotazione negativa, ma occorre effettuare un'analisi delle sue caratteristiche e dei suoi significati.

L'ansia è un'emozione complessa che, a seconda della sua intensità, può spingere l'individuo all'azione o, al contrario, renderlo incapace di agire: se si presenta in forma lieve può attivare il pensiero e la ricerca di soluzioni per affrontare una determinata situazione; se è eccessiva può inibire le facoltà individuali, ostacolando il rapporto con la realtà e, nei casi più gravi, paralizzando il soggetto.

Anche quando l' individuo non riesce a trovare soluzioni adattive per fronteggiare situazioni sconosciute o potenzialmente pericolose, l'ansia può perdere le sue caratteristiche funzionali ed assumere un carattere patologico, determinando vissuti di impotenza e di passività nel controllo delle proprie emozioni.

L'ansia normale, così, si distingue dall'ansia patologica anche su una base quantitativa: una condizione ansiosa di elevata intensità può provocare distorsioni cognitive, come idee ossessive e aspettative catastrofiche, spesso giudicate dallo stesso soggetto come irrazionali e inadeguate, compromettendo in tal modo il piano sociale e lavorativo della persona e causando grande sofferenza.

In altre parole, l'ansia patologica si caratterizza come una risposta inappropriata, in quanto irrealistica o eccessiva, a preoccupazioni esistenziali o relative all'ambiente e la cui conseguenza principale è rappresentata da una alterazione delle normali capacità individuali.

ATTACCHI DI PANICO

Nell'ultimo ventennio le crisi di panico (il Disturbo da Attacchi di Panico o più semplicemente DAP) rappresentano la patologia più diffusa.

Esse si caratterizzano dall'emergenza improvvisa di manifestazioni somatiche intense e prolungate di natura disturbante e invasiva, tra cui spiccano difficoltà a respirare, tachicardia, vertigini, sudorazione, tremori, senso di soffocamento, perdita di forze.

Non infrequenti sono anche disturbi gastrici (nausea e vomito) ed intestinali. Le sensazioni preminenti di chi sta subendo un attacco di panico sono di trovarsi in una angosciante condizione di quasi-morte, di perdere il controllo o di impazzire.

Statisticamente, nel periodo che precede l'insorgenza della prima vera crisi di panico, i soggetti sperimentano un elevato stato di stress associato a problemi di varia natura che possono investire ambiti diversi (famiglia, lavoro, relazioni ecc.).

Tali elementi stressanti sono solitamente sottostimati e da parte dell'individuo non sembra esserci una adeguata conoscenza della qualità e natura delle proprie emozioni, e quindi delle segnalazioni che il corpo invia in stato di stress sotto forma di sintomi iniziali (stato di tensione, ansia insorgente, iperventilazione).

Contemporaneamente si crea una situazione di "Arousal": uno stato di allerta cosciente, generalizzato e aspecifico che precede o segue i DAP.

Tale attivazione-eccitamento è solitamente una condizione funzionale atta a gestire situazioni di pericolo, in modo da avere risposte comportamentali rapide ed efficaci; ma negli attacchi di panico l'Arousal perde la sua specificità contestuale, in quanto il pericolo esiste solo nel mondo interno dell'individuo.

La disposizione psicologica iniziale di relativa capacità di controllo subisce una inversione radicale dopo il primo attacco, per tramutarsi in seguito in una sensazione di allarme continuo e di intensa attenzione rispetto ad ogni eventuale sintomo fisico correlato all'ansia, interpretato dalla persona come il segnale imminente di un nuovo attacco di panico.

Di conseguenza, in situazioni collegate, in qualche modo, al ricordo del primo evento traumatico o caratterizzate dalla percezione soggettiva di mancanza di vie di fuga (es. luoghi chiusi ed affollati, contesti in cui si è esposti allo sguardo degli altri e allontanarsi potrebbe risultare imbarazzante o circostanze che richiedono un determinato comportamento vissuto dal soggetto come costrittivo), subentra così l'ansia anticipatoria che di nuovo mette in allerta l'intero organismo che, pur sforzandosi di evitare un'ulteriore crisi, non riesce a controllare il tumulto di sensazioni corporee disturbanti e la persona finisce per vivere un'altra crisi di panico.

Si crea in questo modo un circolo vizioso che restringe sempre più lo spazio vitale dell'individuo: per evitare la possibilità che si verifichi un attacco di panico il soggetto può smettere di uscire o di spostarsi autonomamente, per paura di non trovare, al bisogno, i propri punti di riferimento.

Anche il piano della relazione può risultare profondamente alterato, in quanto l'individuo si percepisce solitamente incapace di comunicare agli altri i propri stati d'animo e le proprie sensazioni profonde, temendo di non essere compreso; ciò può condurlo all'isolamento.

L'attacco di panico può essere considerato come l'espressione nel corpo di un vissuto psichico primitivo che emerge dall'inconscio e al quale la mente non è in grado di fare da contenitore; in altre parole, viene rappresentato dal corpo ciò che la mente cosciente non è stata in grado di elaborare.

Paradossalmente, il corpo “traditore” diventa anche l'estremo rifugio e luogo di contenimento di angosce al momento non tollerabili dalla coscienza. In questo caso, l'obiettivo della psicologia analitica deve essere quello di canalizzare l'energia psichica che viene manifestata negli attacchi di panico in un contenuto più simbolico che possa essere elaborato dalla coscienza; così facendo, tale materiale psichico si manifesterà attraverso la via del simbolo e non del sintomo.

Ricordiamo, inoltre, che l'attacco di panico, al pari di ogni altro sintomo, va interpretato e codificato come un messaggio dell'inconscio che, in quella determinata circostanza, non trova altro modo per esprimersi se non attraverso la patologia. Compito dell'analista è allora quello di cogliere il senso e il messaggio che si celano dietro al sintomo, senza preoccuparsi solo della sua scomparsa: tale obiettivo comporta così una presa di responsabilità del soggetto verso la ricerca della propria individualità nella sua interezza.

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